giovedì 22 novembre 2007

La Fisica può anche.....far smettere di fumare!


Essendo fumatore ..mi permetto questa ironia dopo aver letto nell'ultimo numero di asimmetrie
l'emozionante brano di Camilleri.
Franco di Liberto

L’infinito
a portata di mano
.
di Andrea Camilleri

Con grandissimo dispiacere di mio padre, che
era fisico-matematico, arrivai alla terza liceo che
ancora non sapevo memorizzare le tabelline.
Figuratevi se potevo affrontare la trigonometria
o la fisica! La mia professoressa, rendendosi
conto che ero assolutamente negato, fece con
me un patto: mi avrebbe dato la promozione col
sei se in tutte le altre materie scolastiche avessi
avuto almeno sette. Rispettai il patto e lei lo
rispettò. Fortunatamente non dovetti sostenere
il terribile esame di maturità perché, nell’aprile
del 1943, gli eserciti alleati erano alle porte
della Sicilia, sentivamo il rombo delle cannonate
su Lampedusa, e quindi fummo giudicati per
scrutinio. Venni promosso e da lì a due mesi,
chiamato alle armi con un anno d’anticipo,
mentre gli alleati sbarcavano, sostenni il mio
vero esame di maturità alla vita. Devo confessare
che, col trascorrere degli anni, ho sempre più
rimpianto di non essere mai riuscito a capire
nulla di matematica e fisica. Ho persino tentato
di leggere libri divulgativi che anche un bambino
di sette anni riusciva a comprendere, niente
da fare. Con l’età, ho cominciato a giudicare
questa mia incapacità come una vera e propria
menomazione connaturata, una malformazione
di nascita, un brutto handicap che m’impediva
una più ampia comprensione del mondo. La
discreta conoscenza letteraria della quale sono
in possesso riesce infatti solo a spiegarmi, in
parte, i comportamenti umani, i loro complessi
rapporti con gli altri e con la società, ma non
riesce minimamente a illuminarmi su elementari
fenomeni quotidiani come il sole, l’aria, la luce, la
terra, il fuoco. Sono insomma un rappresentante
mezzo cieco di una delle due culture, per
parafrasare un titolo di Snow, che anela ormai
invano a conoscere un minimo, un qualcosa,
dell’altra cultura perché pensa che ne uscirebbe
enormemente arricchito. Così, per rifarmi,
assiduamente leggo le pagine scientifiche dei
giornali e, per quel poco che riesco a capirci,
m’entusiamo ad ogni nuova scoperta, a ogni
nuova avventura scientifica. Sono come un tifoso
che esulta a bordo campo ma non saprebbe
calciare un pallone. Perciò la prima volta accolsi
con entusiasmo l’invito a visitare i laboratori del
Gran Sasso. Ci entrai, lo confesso, con un certo
batticuore che si accentuò non appena mi resi
conto della vastità incredibile di quei laboratori
sotterranei. La prima impressione che ne ebbi
fu quella di vedere tre enormi cattedrali viventi
messe l’una accanto all’altra. Io, che non sono
credente, ne ebbi come un senso di religiosità
laica. Tanto che, fumatore accanito come sono,
spontaneamente, per rispetto, mi passò la voglia
d’infilarmi una sigaretta in bocca, non avevo
bisogno d’obbedire ai grandi cartelli sui quali
c’era scritto ch’era vietato fumare. Mentre mi
parlavano delle ricerche in corso, tra le quali
una che avrebbe spedito dei neutrini da Ginevra,
io mi incantavo dietro agli stupendi nomi coi
quali venivano designate le varie ricerche, nomi
certamente attinenti alle diverse specificità, ma
che mi aprivano la fantasia, me la liberavano,
mi trasformavano le grandi apparecchiature in
immense suggestioni in grado di trasportarmi
in un fantastico viaggio verso il Sole e le stelle,
assai più che delle comuni astronavi. Da lì a poco
mi trovai commosso fino alle lacrime. Fu quando
mi venne spiegata l’importanza fondamentale
di una certa quantità di piombo ritrovata in una
nave romana affondata oltre duemila anni fa:
quell’antico piombo aveva permesso di studiare
meglio i neutrini. In quel momento compresi che
dentro quel laboratorio era il tempo stesso a
concretizzarsi, a rappresentarsi interamente nel
suo passato, nel suo presente e nel suo futuro.
Ci sono tornato una seconda volta, mi hanno
fatto vedere la gigantesca apparecchiatura per la
ricerca dei neutrini ormai in pieno corso, ancora
una volta non ho avuto nessuna voglia di fumare.
Mi sono ripromesso di tornarci almeno una terza
volta. Perché? Perché mai come lì, sottoterra, in
un ambiente chiuso, ho provato la sensazione
vertiginosa di avere l’infinito a portata di mano.

asimmetrie 5 / 9.07 / le onde gravitazionali

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